La nostra capitana Giulia Moroni ci parla dalla sua casa di Porto Recanati, dove ha fatto ritorno prima di Pasqua.
Ciao Giulia
“Ciao a tutto il Popolo biancoverde”
La stagione si è interrotta nel momento decisivo…
“C’è molta delusione. Eravamo curiose di capire come si sarebbe evoluta la situazione, perché ci aspettavamo degli scontri diretti. E sono convinta che avremmo potuto dire la nostra, dimostrare il nostro valore, ma questo stop improvviso ci ha segato le gambe, sia dal punto di vista dell’umore che principalmente fisico”.
Un duro colpo alla vostra preparazione…
“Adesso, appena potremo, dovremo lavorare il doppio per riprendere la forma. Questi giorni a casa senza potersi muovere, si sentiranno. Sono in contatto con le compagne per telefono o video chiamata, ma viene meno il concetto di gruppo e spogliatoio che si crea durante la stagione”.
Come giudichi la stagione?
“È stata una stagione di alti e bassi, che si potevano evitare in gran parte dei casi. È comunque una squadra che ha sempre lavorato sodo dal martedì alla domenica e credo abbia pagato un inizio di stagione complicato per via degli infortuni e dei pochi allenamenti al completo. Non sono però degli alibi. Eravamo pronte ad affrontare la parte più importante della stagione che se avessimo giocato al meglio, ci avrebbe permesso di rifarci delle delusioni, questo è il rammarico più grande”.
Come trascorri le tue giornate?
“Sto studiando, fortunatamente i miei corsi di scienze della nutrizione sono online. Poi c’è mio nipote, ha solo sei mesi, ma è già venuto al PalaBrera a vedermi giocare, insomma un piccolo Vikingo del futuro. Ci tiene molto attivi, mia mamma, mia sorella e mio nonno, perchè lo seguiamo e lo facciamo divertire”
Secondo te come si può rilanciare il basket femminile?
“Credo che questa situazione si porterà dietro delle conseguenze e ci vedrà costretti a sistemare diverse cose, venendosi incontro. È difficile onestamente capire come ne usciremo, sperando che finisca presto. Sarà necessario fare due calcoli e vedere cosa ha lasciato. Il nostro movimento dipende dagli sponsor, bisogna vedere come riprenderanno le aziende. Sono contraria al porte chiuse, specie a Broni dove il basket è passione pura. Il PalaBrera vuoto è impensabile”.